Luigi Angeloni, il patriota frusinate che influenzò re Carlo Alberto di Savoia è stato un coraggioso combattente frusinate che ha faticosamente posto l’una sull’altra le prime pietre di un’Italia moderna che stava per nascere. Indomito e di fervente animo già risorgimentale, Angeloni nasce a Frosinone nel 1758.
Luigi Angeloni
A dire il vero, il nostro è di padre lombardo e frusinate da parte di madre. Lucrezia Contini è nipote del notaio Filippo Ricciotti, bisnonno dell’eroe Nicola Ricciotti. Per lo più autodidatta, solo in età matura Angeloni entra in politica. Colto e stimato dai concittadini Luigi è inviato a Roma, affinché Frosinone entri nella “Repubblica Romana”.
Tuttavia, i francesi, spina nel fianco, scesi nell’Urbe poi devastano la città ciociara. Il popolo si era ribellato con grandissimo coraggio, ma i transalpini inviati a Frosinone, infieriscono spargendo sangue innocente e saccheggiando senza pietà. Lo zio infermo dell’Angeloni è ucciso nel suo letto. Le sue proprietà sono depredate. La madre e le donne di servizio barbaramente picchiate.
I francesi dovevano punire solo i ribelli e invece si accaniscono come furie. Caduta poi la Repubblica Romana, Luigi Angeloni deve fuggire in Corsica e poi a Parigi. Cresce nel suo animo l’astio verso il feroce “Corso”.
Repubblica Romana
Durante tutto il regime napoleonico vive sotto stretta vigilanza della polizia, ma sempre in contatto con i cospiratori. Angeloni è, infatti, nell’organizzazione dei Filadelfi, con i maggiori esponenti dell’opposizione antinapoleonica e congiura per uccidere il tiranno. Conosce la galera, la persecuzione, ma non si piega mai a Napoleone e cresce nei rivoluzionari e nei letterati, la stima per i suoi acuti e moderni scritti. Infine il figlio di donna Letizia Ramolino cade.
E il patriota frusinate, diventa “il centro di riferimento organizzativo, la guida morale, il Nestore a Parigi di tutto il movimento liberale italiano”. Da subito, Angeloni collabora per il recupero degli archivi e delle opere d’arte che Napoleone ha rubato dall’Italia. Sono coriacei i “Galli” e non cedono tutto il bottino. Pio VII riconoscente, gli offre una pensione a vita, ma egli rifiuta, accettando solo una simbolica tabacchiera d’oro.
Nicola Ricciotti
L’arte e il sangue del suo popolo non hanno prezzo e il gesto è quello di un vero patriota. I tempi della prigione sotto il tiro dei francesi, sono un ricordo ma Angeloni è fiaccato, eppure ancora adamantino, ardito nello spirito; chissà se ha contezza d’aver evitato la forca per una carezza del destino?
Il Risorgimento doveva ancora arrivare e la storia d’Italia si sarebbe presto compiuta, eppure Luigi Angeloni resta come architrave; simbolo di amore per Frosinone per la democrazia per L’Italia. Vive l’esilio, la prigione dura e viene cacciato, restando solo con pochi spiccioli in tasca, eppure non si piega mai. Ma l’amore sì dona e si riceve per vie ignote. E’ vero perché Angeloni accoglie a Londra Mazzini, il quale poi restando a “Londinium” trent’anni, aprendo una scuola, darà con amore, un’istruzione a tanti bambini ciociari soli e costretti a lavorare.
Esuli italiani a Londra
A Londra, fa anche parte del “Comitato inglese di soccorso agli esiliati italiani”, perché i fratelli non si abbandonano. Intanto Angeloni scrive, scrive molto, tra l’altro “Sopra l’ordinamento che aver dovrebbono i governi d’Italia” in cui teorizza per l’unità e indipendenza una confederazione, ispirandosi alla Svizzera ad esempio.
Quest’opera influenza molto Carlo Alberto, che è stato il primo re di casa Savoia di idee liberali. “Noi conosciamo di questo caldissimo patriota italiano, dell’Angeloni”. Luigi Angeloni non conosce solo la prigione, ma la vera persecuzione e la cacciata dalla Francia e dall’Inghilterra, eppure le sue idee sopravvivono. Anche Nicola Ricciotti poi vivrà un esilio in parte simile. Ha idee moderne Angeloni e teme il Comunismo. Detesta davvero il comunismo, sostenuto anche dall’amico F. Buonarroti, perché vi scorge “un pericolo di imbarbarimento, di soffocamento di ogni iniziativa privata e di involuzione monarchico-dittatoriale”.
Via Luigi Angeloni
Il frusinate Angeloni non vede la metà del secolo che vive affannandosi e di cui è grande protagonista. Muore in povertà senza mai rivedere Frosinone in un freddo inverno londinese. Non vedrà i frutti del suo lavoro ma la sua città non l’ha dimenticato, fiero e con il suo spirito sempre indomito.
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