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Manfredi ciociaro racconta al cinema l’epopea degli emigranti

Manfredi ciociaro - Saturnino Manfredi in foto con dedica

Manfredi ciociaro emigrante d’eccellenza nel cinema, eccolo! Ci si è poco soffermati sul “cinematografare” di Nino Manfredi impegnato nell’argomento emigranti!

cena  - Manfredi E Bassetto ad un pranzo

Eppure con passione, l’attore frusinate ha tracciato solchi sentimentali, drammatici e pieni di fatica; disegnando figure di italiani che hanno speso una vita di sacrifici all’estero, non sempre emergendo.

Manfredi ciociaro emigrante

Abbiamo parlato col grande amico di Manfredi “Bassetto” di Ferentino, epico gestore di un ristorante che è un’istituzione. Manfredi sa cosa sia la fatica dell’emigrazione italiana, raccontata da suo nonno Giovanni, rimasto trent’anni in America a lavorare in miniera. Forse senza mai vederla l’America, tanto era il senso del dovere per guadagnarsi il pane.

Manfredi ciociaro - Spaghetti House film
una scena del film “Spaghetti House”

Lo evoca Bassetto e sogna una statua del suo caro amico Nino in Ciociaria, chissà! Lo meriterebbe Saturnino Manfredi, per aver raccontato così bene una parte del nostro “umano sentimento”. Eppure non si è trattato solo di mettere su pellicola la fatica degli emigranti, ma molto di più. Prendiamo “Spaghetti House” dell’82, in cui è protagonista e sceneggiatore. Tratto da un episodio di cronaca realmente accaduto a Londra; spezza il cuore e fa riflettere. Alcuni camerieri italiani in un ristorante italiano, si arrabattano e desiderano fare il salto di qualità; aprire un’onesta attività.

Manfredi ciociaro emigrante in “Spaghetti House”

Tuttavia si ritrovano rocambolescamente ostaggi di tre uomini di colore armati di mitra. Conta poco il contorno, poiché il film è circoscritto in pochi metri quadri nel retro del ristorante. Emergono i sentimenti di Manfredi, buono, onesto, scaltro, pieno d’iniziativa, innamorato della moglie, Kete, inglese; lui fiero e intelligente. Come Ulisse, naviga in un mare oscuro senza punti di riferimento, ma resta se stesso, con quell’acume e la generosa bontà d’animo che contraddistinguono l’emigrante, anche in situazioni grottesche.

ferrovia - Film Pane E Cioccolata di Nino Manfredi
una scena evocativa del film “Pane e cioccolata”

Manfredi, alias Domenico, dopo la liberazione, va a trovare in prigione il suo ex carceriere, perché credere in qualcosa, resta una pietra angolare. Risvolti drammatici e rocamboleschi anche in “Pane e cioccolata” del ’74. Durissima è stata per molti italiani l’emigrazione in Svizzera. Basti ricordare che fino agli anni ’90 ci sono stati i “bambini invisibili”, ovvero bimbi italiani nascosti nelle case svizzere, perché la loro presenza non era tollerata dalle autorità.  

Pane e cioccolata

Considerato uno dei migliori film di Manfredi, ripercorre l’incredibile parabola di un italiano che nonostante la fatica e la capacità d’adattamento e d’arrangiarsi; è come se il destino lo facesse rimbalzare come una pallina impazzita, prendendosi gioco di lui. Lontano dalla famiglia e dagli amici, nell’affannosa ricerca di un’occupazione dignitosa, Giovanni, detto Nino, cameriere ciociaro in prova, per beffarde vessazioni del fato, è espulso.

Battesimo - una foto di Manfredi ed Erminia
Manfredi e la moglie Erminia al battesimo di Barbara, figlia di “Bassetto”

Non si dà per vinto, resta clandestino e fa degli incontri grotteschi. Personaggi sconclusionati che non lo aiutano affatto. Perde i risparmi, il permesso di soggiorno, ma continua ad arrangiarsi. Conosce dei clandestini che vivono in un pollaio, con le galline che devono uccidere e spennare. Scioccato dal degrado e dall’abbrutimento, scruta dei giovani biondi e belli e decide di schiarirsi i capelli, cercando d’integrarsi. Tuttavia in un bar, durante una partita della Nazionale italiana, esulta per un gol liberandosi e autodenunciandosi.

Rugantino

Crolla di nuovo. Cercano di rimpatriarlo e ancora le carte del destino si rimescolano. Nino scende dal treno quasi sconvolto, arruffato, sembra vinto, ma riprende la lotta. Emerge tutta la sofferenza di un uomo che non trova mai il suo posto nel mondo, ma combatte improvvisandosi, come solo gli italiani sanno fare. Infine, molti anni prima, Manfredi in tournée in Sud America con “Rugantino”, fa una breve apparizione ne “Il gaucho”, con Gasmann. Erano gli anni sessanta e anche in questo caso fa l’emigrante. E’ squattrinato in una terra di grandi opportunità. Lui non ce l’ha fatta ma si arrabatta ancora. Già, perché Manfredi dà voce anche a quelli che non hanno fatto fortuna, a quelli che per vergogna non sono mai tornati in Italia, perché lo avrebbero fatto da sconfitti. Eppure non manca l’ironia, non manca lo spirito, perché l’emigrazione italiana è fatta anche di queste pagine.

Manfredi ciociaro racconta al cinema l’epopea degli emigranti ultima modifica: 2021-04-22T08:00:00+02:00 da Redazione

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Lucajerry

Grande Nino… Storia del cinema italiano 💙

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