Monte Cacume è citato nella Divina Commedia, lo sapevate? Un po’ per curiosità si può prendere una copia dell’opera letteraria, e scorrere le pagine arrivando al Purgatorio. Prendiamo il Canto IV, andiamo al verso 26, e notiamo subito scritto “Caccume”.
Monte Cacume
Chiunque sia ciociaro conosce monte Cacume, quella montagna a punta, di chiara origine vulcanica; il ripido monte che si staglia all’orizzonte, quasi a pungere il cielo. Per chi non è ciociaro invece, Cacume è all’estremità sud-est della catena orientale dei Monti Lepini.
Il caratteristico cono calcareo che si staglia dalla cima del Monte Cacume; è il residuo di un’antica faglia, modellata dall’erosione. Cacume raggiunge i 1.096 metri sul livello del mare; dominando l’altopiano a quota 800-900 metri, che degrada sulle valli interne e sulla piana del fiume Sacco. Non si può quindi non notare questo monte appuntito. Tornando alla letteratura, i dantisti, fin dal tardo Medioevo, hanno discusso lungamente sull’interpretazione del passo dove noi ritroviamo il nostro monte. Alcuni tradussero il vocabolo “cacume” con il latino “vetta”. Altri, hanno invece localizzato il Monte Cacume precisamente in terra di Campagna; nome con cui si definiva la Ciociaria.
Monte Cacume nella Divina Commedia
Tuttavia, diverse forme del verso riportate sui numerosi codici manoscritti della Divina Commedia; come “Bismantova e in Cacume”, “Bismantova e cacume”, “Bismantova in cacume”, e “Bismantova cacume” hanno senso. Gli studi condotti sui codici antichi, dimostrano che 125 su 159 versioni esaminate, fanno di Bismantova e di Cacume due luoghi ben distinti e separati.
Riportano anche tra l’uno e l’altro la particella “e”; quindi il Monte Cacume sembra proprio essere, nella lista dei luoghi ciociari citati da Dante. “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e ‘n Caccume / con esso i piè; ma qui convien ch’om voli”.Qualcuno vede nel Caccume un aggettivo del Bismantova e non un riferimento al Monte dei Lepini. Eppure con la congiunzione “e”, si definisce Monte Cacume (o Caccume) come luogo, appartenente al gruppo dei Lepini; visibile da Anagni, ove probabilmente Dante si recò.
Monti Lepini
Anche se non lo avesse visto da vicino, certamente Cacume si vede anche da molto lontano; e Dante potrebbe aver avuto una conoscenza indiretta del monte, o potrebbe averlo osservato da lontano, giudicandolo aspro nella scalata. Oggi però si può visitare facilmente il monte e farlo durante tutto l’anno; utilizzando il sentiero che ha inizio nel centro storico di Patrica, posto sulla costa di un ripido colle che sale fino a 450 metri.
Salendo sul fianco sud-est del cono del Monte, ci sono i resti di una cinta muraria antica. Inoltre sulla cima del monte, ci sono ancora altri resti di mura, e di una torre. Parte di questi resti sono stati inglobati nei ruderi di una chiesetta piuttosto recente; sotto una croce di ferro visibile anche da molto lontano. I documenti riguardanti quest’area parlano di un monastero o eremo dell’inizio del X secolo; voluto da San Domenico Abate.
Dante Alighieri ad Anagni
Si parla di una fortificazione; il Castrum Cacuminis, e si menzionano due chiese; Santa Maria e Sant’Angelo. Monte Cacume ha una flora e una fauna molto ricche. In particolar modo di anfibi, come la piccola rana greca; o salamandrina dagli occhiali. Si possono incontrare rettili, come il cervone, il biacco, o la biscia d’acqua. Tra gli uccelli rapaci, si possono ammirare il gheppio, il biancone, il nibbio bruno e il nibbio reale, mentre tra i rapaci, la civetta, o il barbagianni. Vediamo l’upupa, il fanello, lo zigolo nero, la ghiandaia, il codibugnolo, la capinera, il picchio verde; il picchio muratore, il picchio rosso maggiore, la tortora, il tordo bottaccio, il tordo sassello, l’allodola, lo storno, o la beccaccia. Tra i mammiferi, c’è ancora la volpe, la donnola, il tasso e la faina. Poi ancora l’istrice, la lepre, o il toporagno.