Pozzi di petrolio in Ciociaria, una storia in bianco e nero che rimanda a tempi lontani. Qualcuno penserà subito al Texas, e a film come “Il gigante”, in cui James Dean si arrabatta e salta fuori tutto nero, sporco di petrolio. Oppure al telefilm Dallas e l’epopea dei petrolieri con l’enorme cappello da cow boy.
Pozzi di petrolio in Ciociaria
La storia del petrolio tra le bellissime colline del frusinate è un po’ differente. Tra queste dolci colline, su cui si tengono strette alcune decine di antiche case, antiche e adorne di storia, c’è anche Ripi. Si tratta di un incantevole borgo, che ha conosciuto l’epopea del petrolio in salsa ciociara e con un discreto successo. Oggi esiste un Museo dell’Energia a Ripi, in cui si può approfondire la vicenda.
Come è accaduto in altre zone del mondo, probabilmente qualche falda di idrocarburi, prima ignoti sarà affiorata nei secoli passati. Strani liquidi scuri, forse gas liberati, fiammelle, a cui anticamente si attribuiva una natura soprannaturale. E poi tutto ha avuto inizio. Le avvisaglie sono della seconda metà dell’800, ma lo sfruttamento vero e proprio principia agli inizi del ‘900. I primi sfruttamenti veri e propri avvengono grazie al Commissario per i Combustibili Nazionali.
La via del petrolio a Ripi
Costui non solo acquisisce gli sfruttamenti, ma fa scavare altri pozzi, trivellando dai 70 ai 546 metri di profondità. Gli uomini d’affari però, comprano e vendono. I giacimenti del piccolo Texas locale, passano alla Società Petroli Italia, che rappresentando in qualche modo lo Stato, continua a trivellare. Si raggiunge la profondità di 976 metri e si sfruttano altri pozzi.
Siamo in epoca fascista, in cui con fortune alterne, si cerca di modernizzare e dotare l’Italia di mezzi, nuove costruzioni razionaliste, nuove auto, si conquistano i cieli con biplani e s’inventa l’elicottero. Al governo non sarà parso vero di avere “l’oro nero” a due passi da Roma. Orbene si accelera, la Compagnia Petroli Laziali è assorbita all’AGIP e si continua a lavorare a spron battuto. Si estrae dai precedenti e da molti altri pozzi, riuscendo a scendere con le trivelle fino a 6.158 metri di profondità.
Il Duce a Frosinone
Oggi gli ambientalisti inorridiranno, per tutte le ricadute negative per il territorio e per l’idrocarburo in sé. All’epoca però i pozzi petroliferi, compreso l’indotto, davano lavoro a molte maestranze. La grande epopea guadagna, fa guadagnare e raggiunge il massimo dello sviluppo nel ’38, nel pieno dell’epoca fascista. L’oro nero attira e merita la visita ufficiale del Duce. Mussolini possiamo vederlo in un filmato dell’istituto luce, mentre si compiace, al cospetto dei pozzi di petrolio ciociari. Si stagliano tutto attorno più di quaranta pozzi attivi.
Si trivellò così tanto, e lavorarono così tanti ricercatori, che si estrasse perfino acqua sulfurea. Il benessere non mancava e come si conveniva in epoca fascista, i figli degli operai, frequentavano le colonie marine di Cesenatico. Il “pingue guadagno”, consentiva di elargire giocattoli e pacchi dono per Natale, che contenevano lana per fare golf e molto altro.
Lumax Oil – Pozzi di petrolio in Ciociaria
Non solo le maestranze ricevevano la quattordicesima, che non era affatto scontata per altri, ma anche i proprietari dei terreni avevano dei vantaggi. Si riversarono nella zona vari ricercatori, tra ingegneri e tecnici. Nasce il “Pozzo Roma”, una sorta di Ghota dei pozzi, già esistente a dire il vero in Alsazia, o piuttosto un esperimento concreto, per riprodurre o “coltivare” il petrolio.
Questo petrolio ciociaro, che tra l’altro era di buona qualità, non si raffinava in zona, bensì a Falconara; non troppo lontano. I venti di guerra però cambiano tutto e spazzano via questa e molte altre realtà del Lazio, come l’aeroporto unico al mondo a Sezze scalo ad esempio. Frosinone si sbriciola circa all’80% con la guerra e una grossa percentuale dei macchinari e dei giacimenti di Ripi fa la stessa fine. Decisioni politico-economiche della seconda metà del ‘900 dell’Agip, portano ad una chiusura pressoché totale.
La via del petrolio
Molti operai decideranno di emigrare all’estero. Cade così l’oblio sul Texas in salsa ciociara. Nessun cenno fino alla fine del ‘900. Poi, in modo quasi inaspettato la Lumax Oil si aggiudica la concessione. Oggi restano pochi pozzi, ma c’è la “La via del petrolio”. Si può percorrere un itinerario che spiega l’intera epopea. Oggi si cerca di abbandonare i combustibili fossili, per via della ricaduta ambientale, però sembra una via ancora difficile da lasciare a breve. Inoltre le energie rinnovabili, stentano a decollare. Alcuni ricordano con nostalgia quell’epoca, che portò molto benessere, un’epoca che probabilmente non tornerà, ma che ha certificato, quanto questa terra sia ricca di risorse umane, archeologia, storia e anche nel sottosuolo.