Sant’Ormisda, è salito al soglio di Pietro il 20 luglio 514 cinquantaduesimo successore in un momento storico molto delicato per la chiesa di Roma. Nacque a Frosinone, città di cui è compatrono con il figlio Silverio anch’egli pontefice in un’epoca non meno difficile.
Proveniente da una famiglia agiata originaria di quella che allora era l’antica Frusino, rimasto vedovo, Ormisda si dedicò al diaconato sotto il pontificato di papa Simmaco.
Uno dei due patroni di Frosinone è Papa a Roma
Sant’Ormisda dimostrò assoluta devozione, infatti, ricoprì il ruolo di “notaro” nel sinodo del 502, e in quel frangente, Ennodio di Pavia gli predisse il pontificato. Alcuni anni dopo, Ormisda consacrato pontefice all’unanimità, iniziò il suo ministero nell’intento ferreo di risanare lo scisma tra le chiese occidentali e quelle orientali.
Laggiù, non pochi vescovi perseguitati, avendo rifiutando di rinnegare il Concilio di Calcedonia, vennero cacciati dalle loro sedi. Le vicende che seguirono furono molto complesse, intricate e controverse, anche se in principio l’imperatore Anastasio tentò di chiudere lo scisma. Purtroppo, sia lui, sia il papa non erano disposi a cedere su nulla e le posizioni restarono a lungo distanti, inconciliabili; offuscate da disordini, tumulti, fazioni una coltro l’altra armate per questioni di potere e dominio, frammiste a faccende religiose, non sembravano non lasciare speranza.
Un momento delicato
La crisi si trascinò per anni; Ormisda paziente diplomatico trattò, usando acume. Infine, morto Anastasio, il successore Giustino, di fede ortodossa, riaprì le trattative. Fra la fine del 518 e l’inizio del 519, il papa condannò Acacio, autore dello scisma, e le sue condizioni irrevocabili. Infine fu mandata una delegazione papale, e a marzo 519 lo scisma sembrò ricomposto. Il 28 marzo 519, Giovedì santo, nella cattedrale di Costantinopoli con una grande folla, fu festeggiata la riunione della chiesa greca con quella di Roma. La maggior parte dei vescovi orientali e greci accettarono e sottoscrissero la formula di Sant’Ormisda. L’altra questione orientale spinosa riguardava le persecuzioni dei cattolici in Africa del nord dove operava il re Vandalo Trasamondo. Era anche aperta la controversia concernente i monaci Achille, Giovanni, Leonzio e Maurizio, che sostenevano una proposta d’integrazione secondo cui Cristo aveva sofferto come Dio. Tale principio aveva causato tumulti popolari.
Sant’Ormisda affronta le persecuzioni dei cattolici in Africa
Gli stessi monaci sciti andarono dal papa, mentre a Costantinopoli una delegazione papale sosteneva la tesi avversa. Ormisda temporeggiò diplomaticamente, poiché aveva in mente di attendere il ritorno dei suoi legati, trattenendo a Roma gli sciti. Nel marzo 520 infine si espresse e si risolse contro qualunque formula innovativa del mistero della Trinità e chiuse il caso. Fu anche costretto a prendere una posizione dura contro questi monaci, che sia a Roma, sia in patria non lesinarono dure contestazioni. Per via degli intrighi degli stessi monaci a Roma, che avevano intessuto appoggi tra i gruppi filo orientali, spinsero il papa a cacciare gli sciti dall’Urbe.
Ormisda aveva preso la sua decisione; la formula dei monaci andava rigettata per incompatibilità e il caso era chiuso. Infine, il pontefice ricevette la notizia che Trasamondo era morto e che quindi le persecuzioni dei cattolici in quella regione erano cessate.
Parabola risolutiva per Sant’Ormisda
Le vicende concernenti la politica orientale per papa Ormisda andarono ben oltre tali vicende. Egli dovette occuparsi anche della traslazione delle reliquie dei santi apostoli Pietro e Paolo, su richiesta di Giustiniano a Costantinopoli. Papa Ormisda, come il suo predecessore si schierò contro i manichei, sottoposti a processi ed esiliati, con rogo dei loro scritti davanti alla basilica costantiniana.
Molto meno significativi furono i rapporti epistolari tra Sant. Ormisda e l’episcopato d’Occidente; bastevoli per dimostrare il suo importante interesse per le cristianità della Gallia e della Spagna. Molte testimonianze citano anche le tante opere durante il pontificato di Ormisda; la sontuosa ricostruzione dei presbiteri della basilica di San Giovanni in Laterano e di San Paolo sulla via Ostiense lo testimoniano. Dopo un laborioso pontificato, Ormisda si spense a Roma 6 agosto 523 e sepolto sotto l’atrio quella che è oggi la basilica di San Pietro.