Dopo il 1870, il primo sindaco del capoluogo fu Domenico Diamanti, una figura importante, determinate e con una certa vivacità intellettuale. Uomo d’esperienza rivoluzionaria, Domenico Diamanti fu deputato eletto nel collegio di Frosinone alla Costituente del 1849; diventato sindaco dopo un lungo esilio prima a Efeso e poi ad Alessandria d’Egitto, in soli tre anni trasformò la città di Frosinone.
Dopo la fine delle battaglie risorgimentali, e l’assorbimento dei territori dello Stato Pontifico al Regno d’Italia, e quindi di Frosinone, molti eventi interessarono la città. Il neo sindaco Domenico Diamanti non era un uomo qualunque, e certamente non aveva mai vissuto nell’ombra, negli agi e nella pigrizia intellettuale, anzi tutt’altro. Egli era mazziniano convinto, combattente nella guerra d’indipendenza come figura di primo piano, e anche deputato nella Repubblica romana.
Domenico Diamanti verso la modernità
Dobbiamo considerare che nella seconda metà dell’ottocento, Frosinone era racchiusa all’interno delle antiche mura della cittadella medievale; mura che erano state più volte ricostruite dopo le molteplici devastazioni causate da scorribande di eserciti tedeschi e spagnoli nel XVI secolo e anche dai francesi alla fine del Settecento. Dunque la cittadella era delimitata da mura di cinta che si aprivano a Porta Romana, Porta Campagiorni e in alto si stagliava la Rocca dove oggi ha sede la Prefettura.
Frosinone però doveva crescere, evolversi, modernizzarsi, questa era l’idea del sindaco Diamanti. Egli volle fortemente un nuovo ospedale, importantissimo per le esigenze crescenti della popolazione della città e dei dintorni. Per combattere l’arretratezza culturale e l’analfabetismo che sfiorava anche il 70%, il sindaco Domenico Diamanti volle anche la costruzione di una scuola tecnica e asili; importante l’apertura di cantieri per la manutenzione di moltissime strade a quei tempi piuttosto male in arnese.
Il primo sindaco di Frosinone dà impulso all’imprenditoria edile
Anche il nuovo cimitero partì dalla volontà del sindaco Diamanti, che si apre ancora oggi con la sua entrata tardo ottocentesca con belle fiaccole. Molte altre opere pubbliche e non solo, nacquero nel periodo in cui fu sindaco Domenico Diamanti. Una fila di fabbricati vide la luce nel 1874, eretta con oltre trecento metri di lunghezza, conosciuta come “palazzata Berardi”, per assolvere alle esigenze abitative del periodo.
Erano pressanti le richieste di alloggi per funzionari, impiegati e militari del neonato Stato italiano e necessitava una risposta. Il sindaco Domenico Diamanti con grande lungimiranza, decise di concedere al marchese Berardi, non solo di poter costruire lungo la via che lambiva le antiche mura medievali della città di Frosinone che di fatto si ampliava, ma pose un’importante condizione.
Dall’edilizia al Cinema
Berardi avrebbe potuto costruire quanto deciso e previsto dal piano regolatore, solo se avesse eretto anche un teatro privato, ma aperto a rappresentazioni accessibili dalla popolazione frusinate. Quest’area fu chiamata “Teatro Isabella”. Nel 1878 la struttura ospitò una rappresentazione dedicata a Nicola Ricciotti, eroe di Frosinone fucilato con i fratelli Bandiera.
Questo teatro in seguito chiamato Politeama, divenne infine Cinema-Teatro Excelsior, ancora oggi esistente. La Frosinone dell’epoca era una piccola città in cui tuttavia non mancavano scuole di scherma per via dei frequenti “duelli” che spesso si decidevano in seguito a baruffe; litigi per animi che velocemente si scaldavano anche per delle sciocchezze. Tutta l’amministrazione di Domenico diamanti si contraddistinse per un’apertura socio culturale all’avanguardia per quel periodo.
Fermenti politici in divenire
Sorsero anche partiti politici filo monarchici e filo repubblicani, mazziniani e garibaldini con una vivacissima lotta politica alimentata da una stampa locale. Il fermento culturale e l’impegno sociale e politico che caratterizzavano la vita di tanti cittadini non era poca cosa; una trentina di giornali locali in quel periodo “invasero” la città. Domenico Diamanti dopo un lungo lavoro e soprattutto dopo aver lasciato un’impronta profonda a Frosinone, nel 1894 si spense ad Alessandria d’Egitto.