Vittorio De Sica, un eroe quasi per caso. La vicenda che sta dietro questa pellicola in bianco e nero mai terminata e di cui restano poche copie è bellissima. Eppure il ricordo ci consente di rivivere momenti difficilissimi al centro della seconda guerra mondiale. Il regista girò per un anno all’interno della Basilica extraterritoriale di San Paolo fuori le Mura di Roma. Nascose ebrei e perseguitati politici che vi avevano trovato rifugio dalle retate dei tedeschi.
Vittorio De Sica
Ma facciamo un passo indietro. Vittorio De Sica nasce a Sora (Fr) il 7 luglio 1901, e proprio qui diventa ragioniere, titolo che abbandonerà per il richiamo dell’arte. La recitazione diventerà la sua palestra di vita, infatti, sarà proprio in teatro che imparerà il mestiere dell’attore, con quei meccanismi indispensabili.
Quei tempi comici saranno poi la sua dote per entrare nel cinema. Ci sarà un incontro molto importante nella carriera del futuro regista e sarà con lo sceneggiatore Cesare Zavattini, con il quale collaborerà moltissimo. Le vite dei due uomini s’intrecceranno in un connubio artistico e nella rocambolesca realizzazione del film che nasconde la vicenda che ci interessa. Erano anni difficili quelli, in cui Fellini scappava per le vie di Roma perché renitente alla leva, e Luchino Visconti si nascondeva dai tedeschi scappando a volte per i tetti dell’Urbe.
Vittorio De Sica e La porta del cielo
Rossellini invece lavorava tra mille difficoltà impegnando anche i gioielli della moglie. Ebbene ancora non lo sapevano ma stavano inventando il neo realismo, scrivendo le pagine del cinema internazionale. Proprio nel 1944, ovvero nel bel mezzo della presenza dei tedeschi a Roma, il regista ciociaro si trova a dirigere “La porta del cielo”.
Ci arriva in modo singolare, perché viene letteralmente buttato giù dal letto nel cuore della notte e convocato con la scorta di alcuni funzionari. Convocato in quella che era la sede del ministero della Cultura popolare. Proprio là un delegato di Goebbels, lo invita ad andare a Venezia, dove si realizzava “Cinelandia”, voluta dalla Repubblica di Salò. Il regista dice di dover riflettere sul da farsi, farfugliando che era occupato nella realizzazione di un film finanziato dalla Chiesa. Eravamo già dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43.
Zavattini sceneggiatore
In realtà non era proprio vero, poiché questa pellicola era certamente in corso di realizzazione, ma lui, non aveva ancora alcuna partecipazione. Lo sapeva bene perchè sua moglie, Maria Mercader, era tra gli interpreti, e poi i fondi erano scarsi. Alla fine De Sica diresse per intercessione della moglie, e convinse Zavattini ad aiutarlo. Pare che lo sceneggiatore, notoriamente comunista, era recalcitrante, in quanto avrebbe dovuto mettere le mani in materia di fede.
L’intera pellicola di soli 88 minuti girati, verte su un gruppo di pellegrini che partono in treno, verso il santuario della Madonna del Loreto. Tra i protagonisti c’è il famoso attore Massimo Girotti che interpreta un operaio divenuto cieco. Tutto il film però era una farsa da tenere in piedi a tempo indeterminato. De Sica spesso fingeva anche di girare.
88 minuti di girato
Il film non fu mai terminato, ma non importava, anzi era ben altro lo scopo, di cui la Chiesa era consapevole e partecipe. De Sica, abile, girava sovente o con pellicola scaduta, o addirittura senza. Faceva di tutto per rallentare le riprese, riuscendo in modo rocambolesco a protrarre la lavorazione del film fino all’arrivo degli alleati. Il regista ciociaro, infarcì il film di tecnici e lavoranti che erano renitenti alla leva. Assunse un numero spropositato di comparse di cui non aveva alcun bisogno, circa trecento, tra cui degli ebrei. Il regista si ritrovò a fronteggiare i tedeschi che volevano entrare sul set e riuscì a fermarli con fantomatiche motivazioni sacre e mistiche. Dunque la pellicola venne letteralmente “stiracchiata”, fino alla liberazione e tutti furono salvi. Del miracolo ciociaro-romano, restano solo 88 minuti girati, ma preziosi per l’indimenticabile premio Oscar Vittorio De Sica.
fonte foto di copertina – Wikipedia – Stevan Kragujević – CC BY-SA 3.0