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LO SAPEVI CHE PERSONAGGI STORIA

Caravaggio e il Cavalier D’arpino, una convivenza che rese Roma troppo piccola

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino - cavalier D'arpino, .in foto

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino per qualche anno vissero sotto lo stesso cielo di Roma che da anni era un cantiere a cielo aperto. Tra la chiesa di Sant’Agostino e Piazza San Luigi dei Francesi, vivevano alcune facoltose famiglie, come i Giustiniani, gli Aldobrandini e i Crescenzi, ansiosi di arricchire le loro residenze di pregiate collezioni.

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino

Proprio nella zona sud di Campo Marzio, su via della Scrofa c’erano, moltissime botteghe d’arte. Era fisiologico si manifestassero fortissime rivalità. Per un artista arrivato da poco e sconosciuto come Michelangelo Merisi, entrare nella bottega di un prestigioso maestro costituiva un primo passo verso l’affermazione.

edificio - Casa
Casa natale del CAvalier d’Arpino ad Arpino

Tuttavia Merisi era “una testa calda”, genio e sregolatezza, indomabile, mentre il Cavalier D’Arpino era già affermato, flemmatico, manierista e pur riconoscendo il talento di Merisi, lo mal tollerava. Caravaggio però mordeva il freno, non sopportava di fare sempre fiori e frutta come un apprendista qualunque. Voleva emergere e una delle occasioni era vendere i propri lavori durante le “Rogazioni”, che si tenevano a Roma tra aprile e maggio, nel periodo che precedeva la festa dell’Ascensione. In queste circostanze gli artisti esponevano e vendevano. Lo stesso Caravaggio, ebbe modo di fruire di questa opportunità “minore” ma comunque utile,

Giuseppe Cesari D’Arpino

Capitò che Giuseppe Cesari, alias il Cavalier D’Arpino, lodasse il Caravaggio, ma solo in tela anonima, cioè senza conoscere l’autore. Ebbene ci si preparava alacremente al giubileo dell’anno 1600, In questo contesto si staglia, la figura singolare e leziosa di Giuseppe Cesari d’Arpino, pittore fortunatissimo, onorato dai più influenti personaggi dell’alta aristocrazia. Per decenni a Roma Cesari fu asso pigliatutto nell’ambito delle decorazioni pittoriche di chiese e residenze prestigiose.

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino - Quadro famoso  Del Caravaggio

L’artista arpinate eseguiva però spesso i suoi lavori con estrema lentezza, tanto da irritare non poco pontefici e vari facoltosi committenti, erano avvezzi alle sue abitudini. La bottega del Cavalier Giuseppe Cesari e del fratello Bernardino si trovava alla Torretta. Egli formava e impiegava pittori fedeli. Un artista come il Caravaggio, però, non poteva rimanere nell’ombra. Troppo chiaro il suo talento, troppo dirompente la sua personalità.

Michelangelo Merisi

Quando il Merisi approdò all’atelier del cavalier d’Arpino, nella primavera del 1596, iniziarono le frizioni. Non si trattava certo del ragazzino inesperto e non si poteva pensare di lasciarlo a “dipinger fiori e frutti” a tempo indeterminato. Si profilavano già le premesse per una lotta senza quartiere. Entrambi gli artisti avevano un numero consistente di seguaci. Lo scontro era inevitabile e non tardò a manifestarsi.

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino  a confronto- Caravaggio

Un personaggio come d’Arpino, cresciuto nel mito di se stesso, vide invaso il suo territorio, anche perché, l’artista lombardo, si guadagnò alla svelta l’ammirazione di molti colleghi e di personaggi facoltosi. Caravaggio poteva sottrarre a Cesari dei lavori di prestigio. Un timore fondato. Ricordiamo l’episodio della ferita alla gamba procurata al Caravaggio dal calcio di un cavallo, mentre stava a bottega dal Cesari. D’Arpino non volle chiamare un chirurgo che la curasse.

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino – Artemisia Gentileschi

Era facile mettere in cattiva luce Caravaggio, affascinato dalle armi. Si compiaceva di andarsene in giro con la spada al fianco. Le occasioni per usarle, così fieramente ostentate, non erano affatto rare per le strade di una Roma affollata e turbolenta. Col nemico Caravaggio, però, nonostante fosse guerra aperta, il d’Arpino pare non volle misurarsi con le armi. A suo dire perché “questi non era ancor cavaliere”, sapendo che, Michele usava la spada come il pennello, ovvero benissimo.

Caravaggio e il Cavalier D’Arpino - Quadro in foto

Il cardinal Scipione Borghese, nell’ordinare una Crocifissione di S. Pietro per la chiesa di San Paolo alle tre fontane, “voleva dare questo lavoro a Michel Angelo da Caravaggio. Il Cavaliere Giuseppino che l’odiava […] procurò, che questo pensiere del Cardinale andasse a vuoto, acciocchè il Caravaggio restasse privo di quella occasione da farsi conoscere maggiormente, e gli sortì il suo intento, procurando che Guido avesse il quadro della Crocifissione […].”

Cardinale Scipione Borghese

Ma non bastava soffiare al rivale la commissione. L’onta per il fiero Caravaggio, doveva risultare oltremodo bruciante. Doveva essere battuto sul suo stesso terreno. L’intento del d’Arpino era, anzitutto, screditare lo stile pittorico del Merisi, opponendovi la poesia, la morbidezza del pennello di Guido Reni – “queste lodi benchè fossero di gran giovamento alla fama di Guido erano fatte dal Cavaliere più per abbattere l’avversario [Caravaggio], che per giovare a Guido”. Nonostante tutto, la stima di Guido Reni verso il “valentuomo” Caravaggio, dà l’idea dell’ostilità ingiusta e spropositata di cui il Merisi fu fatto oggetto.

Bacco

L’acredine personale del cavalier d’Arpino verso l’artista lombardo, aveva però motivazioni esclusivamente artistiche. Dunque, mentre lo stile del Caravaggio, nonostante le invidie e l’ostilità, esplodeva in tutta la sua trascinante, “naturalistica” magnificenza, sul fronte opposto si delineava sempre più chiaramente una tendenza conservatrice

Guido Reni

Lo stile del Caravaggio era totalmente votato all’imitazione della natura, alla sperimentazione tecnica e compositiva. Del resto Caravaggio non fu mai, o non fece in tempo a diventare, membro dell’Accademia di San Luca, dove, infatti, si allargava sempre di più il partito dei conservatori. La caparbietà del Caravaggio nel rimanere fedele al suo ideale artistico, dovevano dare parecchio fastidio in quell’ambiente. Ma i mezzi per nuocere al Merisi non mancavano come la “maldicenza”.

Cesta - cesta di natura morta

Le fazioni opposte si lanciavano a vicenda, libelli pieni di maldicenze e pettegolezzi. Su questo argomento, risulta dagli atti del processo in cui fu imputato Caravaggio nel 1603. In tutto l’ambiente artistico, all’interno del quale montava l’ostilità verso la figura e lo stile pittorico del Caravaggio. I libelli, costarono al Caravaggio una denuncia per diffamazione. Caravaggio, in sede di interrogatorio si destreggiò, ma presto lui che non era “allineato”, si ritrovò ridotto a mal psrtito.

Caravaggio e il Cavalier D’arpino, una convivenza che rese Roma troppo piccola ultima modifica: 2024-08-19T10:04:08+02:00 da simona aiuti

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