Il birrificio abbaziale di Montecassino, un’eccellenza locale che sta scalando ideali classifiche, non solo in notorietà, ma anche nella considerazione degli esperti.
Birrificio Abbaziale Montecassino
Ancora oggi, alcuni credono che la birra non sia un “affare italiano”, e che abbia poco a che fare con la storia del Lazio. Mai luogo comune fu meno veritiero, considerando soltanto che furono i romani, i primi a portare la birra nel nord Europa e direi che da quell’epoca di esperienza ne abbiamo fatta non poca.
Tornando ai giorni nostri, di recente, il birrificio di Montecassino, è stato l’unico del Lazio ad ottenere un premio importante nella decima edizione del Cerevisia. Si tratta della competizione tra birre artigianali, che non molto tempo fa ha visti in gara 147 etichette. Sono stati gli umbri a guadagnarsi il primo posto sul podio, con sei birrifici premiati, mentre la Campania si è distinta con sei birrifici. Tra l’altro il premio si è avvalso del patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, non male direi.
Premio Cerevisia
Antica è il legame tra i monaci e la birra. Del resto, oltre che di loro gradimento, per i monaci, la birra era necessaria per l’alimentazione e non solo. La usavano sia per il consumo interno, sia per venderla fuori dai monasteri. I monaci quindi si assicuravano delle entrate significative che permisero l’abbellimento e l’ampliamento delle loro strutture religiose.
Fu quindi di vitale importanza produrre birra di buona qualità in modo che il suo valore fosse ben percepito. Inoltre, la birra monasteriale era, grazie ai numerosi studi fatti dai monaci, di elevatissima qualità rispetto a quella prodotta dalle massaie e locandieri. Infine, quello che per noi è oggi un ingrediente imprescindibile per produrre birra, il luppolo, fu introdotto proprio all’interno di un monastero, grazie alla monaca Hildegard von Bigen che studiò in modo approfondito questo rampicante. Il luppolo rese la birra moderna, arrivando fino ai giorni nostri.
Tenuta dell’Albaneta – Birrificio Abbaziale Montecassino
Sappiamo anche che vari scritti, tra il quinto e sesto secolo dicono che presso le tenute dell’Abbazia di Montecassino, si coltivasse orzo, proprio riguardo la birra. Le abbazie non erano solo luoghi di cultura legata alla “coltivazione” della cultura scritta e d’arte, ma anche di raffinata alimentazione. La birra non era quindi poco importante, anzi.
Sembra che proprio a Montecassino, si sia dato vita, alla prima birra d’abbazia d’Europa e non si stenta a crederlo. Oggi, grazie ad un’imprenditoria che si fonda sul passato, ma guardando al futuro, dopo 1500 anni rinasce una birra che ha sicuramente un “vulnus” antico, ma con un “noau”, moderno. La birra di oggi arriva da una fucina secolare, ottenuta recuperando le antiche masserie all’interno della Tenuta dell’Albaneta, dove oggi si coltiva l’orzo e si studiano e si affinano le ricette. Del resto, L’abbazia di Montecassino, dal 529 d.C., è sempre stata un faro.
Monaca Hildegard von Bigen
Quello che è sempre stato uno dei luoghi culturali più importanti d’Europa, custode della conoscenza, in qualche modo si svela ancora. Ed è qui che da qualche anno l’imprenditore Miri Daniele, ha preso in locazione l’area dalla Comunità Monastica di Montecassino, che con grande soddisfazione porta a casa il premio. L’azienda agricola del complesso dell’Albaneta, in qualche modo rinnova questi luoghi, che erano terra di lavoro di tanti padri benedettini. Proprio qui lavoravano con i loro coloni, procacciandosi gran parte della sussistenza.
E oggi, il birrificio di questo complesso ha ottenuto quindi un riconoscimento importante. Un premio Nazionale così prestigioso è una grande soddisfazione. La birra che nasce sulle pendici dell’Abbazia è l’unica nel Lazio ad aggiudicarsi un riconoscimento. La X Edizione prevedeva premi Eccellenza, Area Geografica, Design e riconoscimenti per 21 stili di produzione, dalle birre aromatizzate alle birre IPA, dalle Golden Ale alle Blanche e così via.
