Il Castello di Isola del Liri, è oggi monumento nazionale ed è uno dei complessi architettonici tra i più eleganti, caratteristici e imponenti, così come meglio conservati di tutta la Provincia di Frosinone.
Il Castello di Isola del Liri
Il castello si staglia su uno sperone di travertino, che in qualche modo fende il corso al fiume Liri, tagliandolo in due rami e a formare così le famose cascate che hanno un salto di quasi trenta metri. Ci troviamo qui, nell’unica città che ha delle cascate al suo interno. La più famosa a sud e la più “svolazzante”, come fatta di merletti bianchi al vento, la suggestiva Cascata del Valcatoio.
Le prime notizie del castello risalgono intorno all’anno mille, quando i monaci di Montecassino ricevettero in dono da tale Raniero, alcuni rudimentali caseggiati trasformandoli in luoghi di preghiera. Tra corsi e ricorsi storici, questi caseggiati si fortificarono sempre più e dobbiamo fare un salto intorno al XV secolo per saperne di più. In questo periodo lo stato sorano, allora dipendente dal re di Napoli, ebbe prima l’investitura di contea e quindi di ducato.
Cascata del Valcatoio
Il primo duca che visse stabilmente nel castello dell’isola, che era molto più piccolo, fu Leonardo Della Rovere, nipote del Papa Sisto IV e marito di Caterina figlia illegittima del re di Napoli Ferdinando I d’Aragona. Nobili e casati si susseguirono e da queste parti come scorre il fiume Liri, è anche passata la storia attraverso i secoli. I Della Rovere rimasero nel castello fino a quando Papa Gregorio XIII comprò l’intero ducato di Sora per di 100.000 scudi “di oro in oro”.
Si festeggiò l’avvenimento a Roma in forma solenne. Altri nobili passarono di qui, come Jacopo Boncompagni figlio del papa, per cui era stato comprato il castello, che l’ampliò, abbellendolo. Tuttavia al consolidamento della famiglia Boncompagni contribuirono sicuramente i matrimoni con alcune delle più potenti e ricche nobildonne italiane. Così come i nomi dei Duchi iscritti sui portali.
Castello Boncompagni Viscogliosi
Gli stemmi delle diverse famiglie imparentate trovano ospitalità nelle fasce decorative e negli stucchi che ornano il piano nobile del Castello. Troviamo quindi i leoni rampanti al ramo di cotogno degli Sforza, le scarpette a scacchi degli Zapata, lo scudo dentato dei Ruffo, l’aquila e il leone dei Gallio. Tra corsi e ricorsi storici, il castello dopo essere passato di mano in mano, andò con il ducato nel 1796 al Re di Napoli.
Il Castello dell’Isola diventò Palazzo Reale per l’uso di Ferdinando IV. Purtroppo solo tre anni più tardi, l’esercito francese di passaggio, assediò prima e conquistò poi la cittadina mettendola a ferro e a fuoco e facendo strage di tutta la popolazione (12 maggio 1799). Anche il Castello subì danni gravissimi. Il rudere fu ceduto in concessione agli industriali Lambert e Mazzetti affinché ne facessero un uso industriale.
Angelo Viscogliosi
Successivamente nel 1850 fu venduto a Sig. Giuseppe Polsinelli che ne sviluppò l’uso industriale trasformando gli splendidi saloni in sale per la tessitura, la filatura e la tintura della lana. Nel 1924 il sito ormai in abbandono fu acquistato dall’ing. Angelo Viscogliosi che tornando dal Politecnico di Zurigo laureato in Ingegneria Meccanica, voleva sfruttare il salto della Cascata Verticale. Pensava di ricavare energia elettrica utile alla cartiera di famiglia posta a meno di un chilometro di distanza. A lui, che aveva intuito la primitiva bellezza dei disadorni ambienti industriali, si deve la rinascita del Castello. Ma anche della cappella di S.Maria delle Grazie, la reinvenzione dei giardini, e perfino il salvataggio della Cascata Verticale, il cui letto si stava praticamente sgretolando.
Papa Sisto IV della Rovere
I figli e i nipoti di Angelo Viscogliosi continuano la sua opera curando manutenzione e restauri. Lo fecero conservando l’uso residenziale del Castello, ed aprendolo al godimento di studiosi e visitatori. Come anche la Cappella della Madonna delle Grazie è aperta alla devozione degli Isolani. La torre è la parte meglio conservata della fase quattrocentesca. E’ in questo periodo, infatti, che il Ducato di Sora, e con esso l’Isola, subirono continue scorrerie. Anche di vere e proprie guerre di con lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. Fu papa Sisto IV della Rovere a porre Dne a questo periodo nefasto, restituendo il Ducato di Sora al Re di Napoli: è probabile pertanto che la costruzione della torre risalga ancora alla signoria dei Cantelmo.