Museo del novecento e della shoah, una realtà storica preziosa da svelare nella Valle di Comino - itFrosinone

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Museo del novecento e della shoah, una realtà storica preziosa da svelare nella Valle di Comino

Museo del novecento e della shoah - Valle Di Comino in foto

Museo del novecento e della shoah, che si palesa tra le montagne, tra panorami naturalistici meravigliosi ancora incontaminati. Dove le montagne grondano verde inteso, irrorate e trapunte da ruscelli cristallini, vive una comunità adamantina e indomita che ha girato il mondo.

Museo del novecento e della shoah

Narrare in poche righe lo scrigno che è questo museo e questa epopea è impossibile, quindi dedicherò alla narrazione alcuni capitoli. Orbene, spero d’indurre tanti a fare una passeggiata o a trascorrere un fine settimana tra questi luoghi pieni non solo di storia, ma vitali e intensi per via del grande cuore della gente. Il Museo racconta i travagliati percorsi di vita di tanti che emigrarono negli ultimi secoli. Ma anche di ebrei stranieri che qui, vissero a lungo accolti in un internamento libero.

Museo del novecento e della shoah - Museo in dettaglio

Luoghi meravigliosi questi, ma guadagnarsi il pane un tempo era durissimo e la necessità spinse tanti a partire, senza però fuggire. Molti sandonatesi andarono a lavorare in Francia, Stati Uniti, Nord Europa e Su America. Non posso non ricordare quei bimbi che dal basso Lazio raggiunsero il Regno Unito; bambini a cui per trent’anni in una scuola di Londra, solo Giuseppe Mazzini, tentò di dare un’istruzione.

Emigrazione dalla Valle di Comino

Da qui partirono anche giovanissimi operai impiegati nell’edilizia e nella costruzione della linea ferroviaria New York – Boston. Invece altri lavorano presso il bacino idrico di Lincoln. Nel 1890 tra i pionieri italoamericani che arrivano a Quincy c’è Luigi Di Bona, capostipite di un’importante stirpe di scalpellini e imprenditori della pietra sandonatesi, che diverrà proprietaria della Peerless Granite Company of Quincy. 

Museo del novecento e della shoah - famiglia italiana

Roccaforte dei sandonatesi è stata e ancora oggi è Filadelfia. Nel 1910 costruiscono una scuola e la chiesa dedicata a San Donato, a cui si dedica Francesca Saverio Cabrini, la santa degli emigrati. Proprio qui, nel 1911 il maestro Geremia Fabrizi, allievo di Mahler e Mascagni, dà vita a una celebre banda musicale che otterrà importanti riconoscimenti. Inoltre a New York, danno vita ad una piccola comunità di paesani. Tanti di loro si stabiliscono nel New England, Boston, Brighton, Newton e Quincy. In sud America tantissimi sandonatesi emigrano in Brasile.

Sandonatesi nel mondo

Partono spinti anche dai contributi che il governo brasiliano elargisce a chi arriva. Interessante è la vicenda di Giuseppe Coletti (M’rinda), figlio di Raffaele e Almerinda Di Vito, a loro volta emigrati a Parigi dove avevano un atelier a Montparnasse. I sandonatesi “vivono in fratellanza e solidarietà”, quindi cercano sempre di restare uniti per sostenersi.

Museo del novecento e della shoah - Locandina  della compagnia

Interessante la realtà della Società Sandonatese di Mutuo Soccorso fondata a Newton nel 1923. Nello stesso anno, nel centro di Brighton, Loreto Salvucci (Zivecchio) crea la Sezione “Giuseppe Mazzini” per riunire i disoccupati sandonatesi e aiutarli a imparare bene l’inglese. Nel circolo hanno una piccola biblioteca, leggono giornali, riviste e ascoltano musica. Durante la guerra civile spagnola, tanti tra i soci, si arruolano nel Battaglione Garibaldi per combattere. Ciò dimostra la grande apertura mentale, il coraggio e l’amore per la cultura dei sandonatesi. Molto bella la vicenda di Cesidio Perruzza.

Scalpellini sandonatesi

A lui in precedenza ho dedicato un articolo, per aver creato l’albero di Natale più famoso del mondo. Con Perruzza ci sono altri due sandonatesi: Loreto Perruzza e Donato Ventura. Oggi la tradizione dell’albero di Natale del Rockfeller Center continua. Tra corsi e ricorsi storici, trascorrono i decenni e le guerre falcidiano comunità e nazioni, portando tanta miseria. Nel dopoguerra le comunità sandonatesi all’estero non dimenticano le radici e non abbandonano la terra natia, inviando molti aiuti in Patria. Arrivano pacchi ai bambini, con vestiti, scarpe e molto altro. Con un’eccellente organizzazione, dagli Stati Uniti arriva anche molto materiale medico.

insegna - Società italiana

Credo sia emblematico in ultima analisi, il riconoscimento che iI 28 ottobre 1995 il comune di Boston riconosce nel ruolo dei sandonatesi. Questi ultimi lo ottengono per il contributo nello sviluppo di Brighton, Boston e del Massachussetts proclamando una manifestazione d’alto profilo istituzionale, il San Donato Day.

Valle di Comino – Museo del novecento e della shoah

Per visitare il museo. Orario invernale, Sabato e domenica 10:00 – 13:00 16:00 – 19:00. Dal lunedì al venerdì Aperto su prenotazione. Biglietti Intero € 8, Ridotto € 5 La riduzione è riservata a: residenti e iscritti all’AIRE comunale di età compresa tra i 18 e i 70 anni *. Gratuito L’ingresso al Museo del Novecento e della Shoah è gratuito per: residenti e iscritti all’Aire comunale di età inferiore ai 18 anni o superiore ai 70 * bambini di età inferiore ai 10 anni portatori di handicap. La struttura si trova in Via Orologio, 11 – 03046 Tel. 389 514440 [email protected]

Museo del novecento e della shoah, una realtà storica preziosa da svelare nella Valle di Comino ultima modifica: 2024-01-15T07:00:00+01:00 da simona aiuti

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